"I soldi ci sono ma Palazzo Isimbardi non li usa", denunciano dalla Ledha, la lega per i diritti delle persone con disabilità. Alcune famiglie pagano di tasca propria, altre sono costrette a tenere i figli a casa
C’è chi è
costretto a saltare ore di scuola perché da solo non ce la fa. E chi frequenta
normalmente le lezioni solo perché mamma e papà pagano di tasca
propria un servizio che, per legge, dovrebbe garantire la Provincia di
Milano. A due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, l’assistenza in
classe agli studenti portatori di handicap nelle scuole superiori non
è mai partita. Un problema che mette in grave difficoltà centinaia di
ragazzi dell’hinterland milanese che faticano a stare in classe come gli
altri compagni. Ma anche le loro famiglie, che spesso finiscono per dover
tenere i figli a casa. «Eppure i soldi ci sono, ma Palazzo Isimbardi non
li usa». La denuncia arriva dalla Ledha, la lega per i diritti delle persone
con disabilità. La figura dell’educatore è diversa da quella
dell’insegnante di sostegno, inviato dal ministero dell’Istruzione non
per il singolo ragazzoma per tutta la classe, e legato soprattutto
agliaspetti didattici della scuola. L’educatore è una sorta di
assistente personale: aiuta a scrivere sul quaderno o semplicemente a
prendere in mano lapenna. È lui che cerca di semplificare i problemi di
movimento a chi vive su una sedia a rotelle e non può andare in bagno in
autonomia. È ancora lui che riordina i libri e prepara lo zaino
quando suona la campanella. Si tratta, cioè, di un aiuto indispensabile
per tutti quei gesti e quelle azioniche sono naturali per tutti gli
altri compagni di classe, ma che rappresentano un traguardo per chi
convive quotidianamente con un handicap. Un servizio richiesto
dagli specialisti che seguono gli alunni — per il quale presentano domanda
le singole scuole — che per le superiori è in carico alle singole amministrazioni
provinciali. Per pagare gli educatori lo scorso anno scolastico la
Provincia di Milano, a corto di risorse, ha ricevuto dalla Regione quasi
2 milioni 300mila
euro,
rimarca la Ledha. Un budget che non è stato usato del tutto: dall’anno di lezioni
2013-2014 sono avanzati quasi 500mila euro. «Sarebbero sufficienti per
garantire il servizio a tutti i ragazzi almeno fino alla fine di quest’anno,
quando le province attuali andranno a morire — spiega Giovanni Merlo, direttore
di Ledha — ma quei fondi, destinati nello specifico ai disabili, sono rimasti
misteriosamente nel cassetto e vogliamo capire perché». L’esistenza del
tesoretto, di cui chiede conto la Ledha, viene confermata da Palazzo Isimbardi.
«Stiamo aspettando nuovi fondi dalla Regione. Ma quell’avanzo risparmiato dal
precedente anno scolastico c’è, è vero — ammette Massimo Pagani, assessore
provinciale alle Politiche sociali — In questo momento però stiamo cercando di
raggiungere un equilibrio di bilancio: stiamo facendo un ragionamento proprio
in questi giorni su come usare quei fondi». Peccato che l’anno scolastico, per
tutti, sia iniziato i primi di settembre. E nel mezzo ci sono già due mesi di
sofferenza della fascia più debole degli studenti seduti fra i banchi delle
nostre scuole. «Fortunatamente a Milano il Comune ha deciso di farsi carico del
servizio e il problema non si pone — prosegue Merlo — ma in provincia non è
così, ci sono amministrazioni che non hanno le risorse per farlo». Secondo le
stime di Ledha, sono circa 400 ragazzi che in questo momento fanno fatica ad
andare a scuola. Fra questi, tanti disabili gravi. «Il risultato è che
riceviamo segnalazioni di studenti che vanno a scuola per meno ore — conclude
l’associazione — o ancora di famiglie che si stanno facendo carico delle spese
pur di avere l’educatore in classe. Una situazione gravissima».
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