sabato 24 gennaio 2015

Invalido senza casa e lavoro a 32 anni: «Dormo in auto e mi lavo in stazione»

Adriano ha la residenza a Ravenna come “senza dimora”. «Ai colloqui la mia epilessia spaventa. Resto tranquillo solo perché credo in Dio»


stazione Ravenna
Lo incontriamo di fronte alla stazione di Ravenna. Giubbotto sportivo, occhiali da sole e pantaloni mimetici all'ultima (o quasi) moda. Che poi in effetti è quello che sta cercando di fare: mimetizzarsi, nascondersi. «Vedendomi non lo capisce nessuno, mi faccio anche la barba...». A vederlo non lo sembra, infatti, ma è un senzatetto. Lo chiameremo Adriano. Ha 32 anni e  a volte dorme proprio in stazione, spesso però resta in auto, ottenuta dopo la separazione dalla moglie, che se ne è andata con un altro ormai quasi tre anni fa. «E ringrazio Dio che ho un’automobile, altrimenti sarebbe dura». Dio ritornerà spesso nella nostra conversazione. «Se sembro così tranquillo, sono ancora così lucido e vivo questa situazione con dignità è solo perché credo in Dio», dice Adriano, che è una delle vittime invisibili della crisi di questi anni. Dura trovare un lavoro solo con la licenza media, dopo essere stato licenziato nel 2011 dal suo posto fisso come tecnico impiantista (in una città di un’altra regione in cui ha vissuto dieci anni, che qui non citeremo per non renderlo troppo riconoscibile).

Da circa due anni ha iniziato a vivere in auto. In Romagna pensava che sarebbe stato più facile trovare lavoro. E invece si è dovuto accontentare solo di tre mesi in estate come tuttofare in un albergo di Milano Marittima. Poi nulla. «Ho fatto dodici colloqui nell’ultimo anno, ho tutte le mail che lo confermano, ma niente. Non è semplice con la licenza media e con la mia invalidità...». Adriano infatti è invalido civile per una forma di epilessia che non lo limita in alcun modo nella vita di tutti i giorni ma lo rende inadatto a certe mansioni. Nonostante i problemi di salute dorme al freddo ed è reduce da una brutta bronchite. «Ho le coperte ma spesso tengo l’auto accesa, per il riscaldamento». I dormitori presenti a Ravenna invece no, non li ha presi in considerazione. «Se mi capita una crisi epilettica posso essere un pericolo per gli altri, e poi al dormitorio può succedere di finire in mezzo a una lite tra ubriachi, insomma, cerco di stare per conto mio, senza dare fastidio a nessuno, senza farmi notare».
auto senzatetto
foto di repertorio
Senza fissa dimora, Adriano, ce l'ha scritto addirittura sulla carta d'identità, rilasciata dal Comune di Ravenna (dove vive da poco più di un anno) con l'indirizzo assegnato che è quello dell'anagrafe. «Io continuo la mia vita, ho bisogno dei documenti, vado negli uffici per le pratiche burocratiche, quelle legate alla mia invalidità, dall'assistente sociale, al centro per l'impiego. Pago l'assicurazione dell'auto, pago i biglietti dell'autobus o del treno, che prendere una multa sarebbe una vera beffa. Quando posso mi faccio qualche notte in una camera d'albergo, oppure a casa di alcuni conoscenti».
Ma la sua giornata tipo termina in auto e ricomincia nei bagni della stazione, passando per la Caritas a ritirare il pacco viveri («Quelle scatolette di fagioli mi ricordano i film con Bud Spencer...»). Poi in giro a piedi per il centro di Ravenna, soprattutto, a cercare una soluzione, che secondo lui è solo quella di un reddito minimo di cittadinanza. «Un reddito d’emergenza almeno per i senza dimora che sia accompagnato però da un progetto da parte del Comune che permetta a chi non ha più nulla e a chi lo voglia di essere reinserito nella società, anche solo inizialmente tramite lavori socialmente utili. O magari corsi di formazione per fare in modo che possano colmare il gap che si è creato fra loro e gli altri».

Intanto Adriano continua a fare la fila al centro per l'impiego, mandare curriculum e campare con gli ultimi euro della disoccupazione. «Che ora però non ricevo più. Anzi, voglio che sia chiaro, non ricevo un euro dallo Stato o dagli enti locali, niente. Ogni tanto la mia famiglia mi manda qualcosa, per far fronte alle emergenze, ma non possono fare molto di più e sono io che non voglio chiedere aiuto. Lavora solo mio padre che deve già mantenere mia madre e mio fratello più piccolo, disoccupato. Non potrei neppure tornare a casa (in Meridione, ndr), non c’è lo spazio, dovrei dormire sul balcone. E allora preferisco l’auto». E un telefono con cui almeno svagarsi. «Cerco di restare informato tramite internet, ascolto musica. Ho uno smartphone comprato nel 2011, quando ancora lavoravo, e spendo una decina di euro al mese».
Per il resto si affida alla fede. «Dio dice che ogni uomo deve darsi da fare, ma io credo di aver fatto il possibile. E credo che siano anche le istituzioni a doversi fare carico di casi come il mio». Per prima cosa servirebbero un lavoro e una casa. «Ho letto di città in cui vengono affidati appartamenti a senzatetto, anche qui mi pare che ci siano tantissime case vuote: mi basterebbero una stanza e un bagno, giusto per riprendermi la dignità»

FONTE RAVENNA & DINTORNI.it di Luca Manservisi

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