Il collettivo oggetto di studio è composto dalle persone che, in occasione dell’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” condotta nel 2004-2005, avevano riferito di avere limitazioni funzionali, vale a dire difficoltà nelle funzioni motorie, sensoriali o nelle attività essenziali della vita quotidiana, e hanno dichiarato nel 2011 di esserne ancora affette1. Le persone che si trovano in questa condizione nel 2011 sono 3 milioni 947 mila. La quota di quanti riferiscono limitazioni funzionali gravi è pari al 52,7% (2 milioni 80 mila persone), contro il 47,3% di chi ha limitazioni lievi (1 milione 868 mila).
In questo gruppo di persone è prevalente la quota di donne (62,1%) e di anziani di oltre 75 anni (51,5%). Tra le donne la percentuale di quante sono colpite da limitazioni gravi è più alta (55,6% contro il 47,9% tra gli uomini) e tra le ultrasettantacinquenni raggiunge il 62,2%, contro il 50,7% degli uomini (Tavola 1).
Il 62,5% non ha alcun titolo di studio o ha conseguito solo la licenza elementare; questo risultato deriva dal maggior peso della popolazione anziana, in possesso di un più basso livello di istruzione rispetto ai più giovani. Nella popolazione molto anziana (75-87 anni) la quota di persone con limitazioni funzionali con basso titolo di studio arriva al 76,2%, percentuale molto vicina a quella che si osserva nella popolazione generale per la stessa classe di età (71,6%) (Tavola 2)2. Solo il 13,9% del collettivo ha conseguito un diploma di scuola superiore, una laurea o un dottorato di ricerca, contro il 39,8% della popolazione residente in Italia con lo stesso titolo di studio.
Quasi la metà delle persone con limitazioni funzionali (46,8%) dichiara che le risorse economiche di cui dispone sono scarse o insufficienti, percentuale molto vicina al 42,7% della popolazione residente in Italia che riferisce la stessa condizione economica. Tra chi ha limitazioni funzionali gravi la percentuale di quanti riferiscono una situazione economica svantaggiata sale al 50,6%.
Difficoltà nelle attività della vita quotidiana per 2 milioni e 800 mila persone.
Tra le persone con limitazioni funzionali è più alta la quota di quanti riferiscono di non essere completamente autonomi, vale a dire di avere qualche difficoltà o di non essere in grado di svolgere da solo almeno una delle attività essenziali della vita quotidiana (mettersi e alzarsi dal letto, sedersi e alzarsi da una sedia, vestirsi e spogliarsi, farsi il bagno o la doccia, lavarsi le mani e il viso, mangiare tagliando il cibo da solo). Si tratta di 2 milioni 819 mila persone, pari al 71,4% del collettivo, con prevalenze più elevate nella popolazione anziana (75,3% tra i 65 e gli 87 anni).
Il 68,8% delle persone dichiara di avere difficoltà nella mobilità e nella locomozione e la quota sale all’89,1% tra quanti sono colpiti da limitazioni gravi.
Nel collettivo le persone con limitazioni sensoriali, cioè difficoltà di vista, udito o parola, sono il 57,6%, con una percentuale più elevata tra quanti hanno limitazioni funzionali gravi (62,4% contro il 52,3% tra le persone con limitazioni funzionali lievi).
Oltre 600 mila le persone con forte riduzione di autonomia
Nel complesso, 1 milione 462 mila persone con limitazioni funzionali, pari al 37,1% del collettivo, riferisce di non essere in grado di svolgere almeno delle attività essenziali della vita quotidiana se non con l’aiuto di qualcuno. La quota di quanti cumulano tre o più attività per le quali necessitano dell’aiuto di un’altra persona ed hanno quindi un elevato livello di compromissione dell’autonomia è pari al 15,5% (circa 610 mila persone).
Si osservano differenze di genere, con uno svantaggio maschile nella popolazione giovane e adulta, nella quale la percentuale di persone con forte riduzione di autonomia raggiunge il 19,5% contro il 9,7% tra le donne della stessa fascia di età. Tra le donne è invece più alta la quota di quante non sono in grado di svolgere una o due attività essenziali della vita quotidiana (24,3% contro il 17,2% tra gli uomini), in particolare tra le anziane (25,9% contro il 20,2% tra gli uomini).
Sono un milione 818 mila le persone con grave riduzione di autonomia nelle attività domestiche
E’ stato inoltre valutato, per le persone di 18 anni e più, il livello di autonomia in funzioni più complesse che richiedono competenza nell’uso di strumenti, quali le attività domestiche che vengono svolte abitualmente: usare il telefono, fare la spesa, preparare i pasti, prendere le medicine, fare lavori di casa leggeri, fare lavori di casa pesanti, occuparsi delle risorse economiche e delle attività quotidiane di gestione amministrativa. Tra quanti hanno riferito di avere difficoltà sono state selezionate le persone che hanno dichiarato che queste difficoltà erano connesse a problemi di salute.
Poco meno della metà delle persone con limitazioni funzionali ha una grave riduzione di autonomia nell’occuparsi delle attività domestiche (46,7% pari a 1 milione 818 mila persone). Quasi i tre quarti delle persone con limitazioni funzionali gravi riferiscono che, per motivi di salute, hanno molta difficoltà o non sono in grado di svolgere autonomamente tre o più attività domestiche (73,6% pari a 1 milione 504 mila persone). Tale quota è analoga per uomini e donne e non presenta differenze statisticamente significative neppure per età.
Le persone con problemi di salute mentale di 18-87 anni, hanno un forte svantaggio per quanto riguarda l’autonomia nelle attività domestiche. Quasi due terzi di esse (64,7%) ha un elevato grado di difficoltà o non è in grado di svolgere tre o più attività domestiche.
I giovani restano di più nella famiglia di origine
Il contesto familiare ha grande rilievo per coloro che, come le persone colpite da limitazioni funzionali, hanno particolare bisogno non solo di aiuti concreti, ma anche di sostegno psicologico e di rapporti interpersonali soddisfacenti. Osservando la condizione familiare delle persone con limitazioni funzionali per classe di età si evidenziano profili simili a quelli della popolazione generale. Solo per i giovani si osserva una tendenza a rimanere nella famiglia di origine più spesso di quanto accada nel complesso della popolazione. Abita ancora nella famiglia come figlio il 92,2% delle persone con limitazioni funzionali di 11-34 anni contro il 67,8% della popolazione generale.
Osservando un gruppo particolarmente fragile, quello che non è in grado di svolgere almeno una delle attività essenziali della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, mangiare, ecc.), si evidenzia come la famiglia assolva il proprio compito protettivo verso i soggetti più deboli. Permangono o si riaccolgono in famiglia le persone anziane con difficoltà (19,6% delle persone anziane che hanno tre o più ambiti con riduzione dell’autonomia nella vita quotidiana).
Più della metà delle persone con limitazioni funzionali riceve aiuto dai familiari
Per valutare il livello di sostegno di cui le persone con limitazioni funzionali fruiscono, sono state raccolte informazioni sugli aiuti, non di carattere sanitario, che queste persone ricevono per le attività essenziali della vita quotidiana e per le attività domestiche per le quali hanno riferito di avere difficoltà. Gli aiuti posso essere forniti da familiari conviventi o non conviventi, persone a pagamento (colf, badanti, ecc.), assistenti domiciliari o operatori sociali.
L’aiuto da parte di familiari è quello su cui si conta più spesso, sia in termini di persone su cui fare affidamento in caso di bisogno (l’83,1% degli intervistati infatti conta sui parenti in caso di necessità), sia in termini di aiuto effettivamente fornito (il 55,0% riceve aiuti da familiari conviventi o non conviventi). Solo una quota del 2,6% fruisce di aiuti di assistenti domiciliari o operatori sociali anche in combinazione con altri tipi di aiuto.
Nonostante la quota elevata di persone che ricevono aiuti, si osserva anche un bisogno espresso di sostegno o di ulteriore necessità di aiuto nella vita quotidiana. Il 7,6% delle persone non ha aiuti, ma ne avrebbe bisogno (in particolare tra le persone con lievi limitazioni funzionali di 11-64 anni la quota sale al 20,1%) e ben il 31,2% delle persone con limitazioni funzionali che hanno aiuti ritengono di averne ulteriore bisogno; ciò vale in particolare tra le persone con gravi limitazioni funzionali (40,0% contro il 19,2% dei lievemente disabili).
Circa un quinto delle persone con limitazioni fruiscono di assistenza sanitaria a domicilio
Circa 750 mila persone con limitazioni funzionali (pari al 20,4%), fruiscono di assistenza sanitaria a domicilio, vale a dire fornita da personale sanitario quale medici (incluso il medico di famiglia), infermieri, fisioterapisti, ecc. L’11,7% si avvale di assistenza sanitaria domiciliare meno di una volta a settimana, mentre sono meno numerosi i casi di assistenza prestata più volte la settimana o quotidianamente (8,7%).
C’è una differenza rilevante per livello di gravità delle limitazioni funzionali, con un maggiore ricorso all’assistenza sanitaria a domicilio tra chi ha limitazioni gravi (29,9% contro l’8,4% tra chi le ha lievi) e tra gli anziani (23,1% contro il 12,7% tra chi ha meno di 65 anni). Una quota di oltre i due terzi delle persone con gravi limitazioni funzionali (70,1%) non ne fruisce affatto (Tav. 6).
L’assistenza sanitaria a domicilio è prestata principalmente con visite del medico di famiglia (nell’83,1% dei casi) e ricorso a personale infermieristico (24,9%); più contenuto il ricorso a fisioterapisti (18,3%) o altri medici (16,7%).
L’utilizzo di assistenza sanitaria domiciliare aumenta proporzionalmente con l’aumentare del numero di aree funzionali coinvolte, passando da una media del 6,5% per chi ha una sola area funzionale compromessa, fino al 32,6% per chi ha limitazioni in tutte e tre le aree funzionali7 (Tav. 7). Solo il 12,8% delle persone paga per il servizio di assistenza sanitaria ricevuto a casa.
Considerando congiuntamente l’assistenza sanitaria domiciliare e gli aiuti per la vita quotidiana, emerge la presenza di una quota di persone che non ha alcun tipo di sostegno (16,9%), benchè abbia gravi (6,6%) o lievi limitazioni funzionali (31,8%). Fruiscono in misura maggiore sia di aiuti che di assistenza sanitaria le persone anziane (22,5% contro l’11,1% delle persone di 11-64 anni) e quanti hanno gravi limitazioni funzionali (28,8% contro il 6,8% di quanti hanno limitazioni funzionali lievi).
Anche tra chi ha problemi di salute mentale è più elevata, rispetto alle persone che non hanno patologie mentali, la quota di coloro che fruiscono sia di assistenza sanitaria che di aiuti (25,5% contro il 16,1%).
Lavora solo il 16% delle persone di 15-74 anni con limitazioni funzionali
Per studiare il livello di integrazione nel mondo del lavoro delle persone con limitazioni funzionali il collettivo è stato confrontato con la popolazione generale sia per la fascia di età 15-64 anni che per la classe tra i 15 e i 74 anni.
Confrontando le persone con limitazioni funzionali di 15-64 anni con la popolazione residente in Italia, si osserva che tra gli inattivi è molto più elevata la quota dei ritirati dal lavoro (43,1% contro il 6,7% della popolazione generale). Tra gli attivi, invece, si evidenzia uno stacco solo per gli occupati con una percentuale della metà (28,0%) rispetto alla popolazione residente in Italia (56,8%).
Il collettivo di 15-74 anni è stato suddiviso in cinque gruppi: gli occupati, le persone in cerca di occupazione, le persone che non hanno mai lavorato, non lavorano e non cercano occupazione, le persone ritirate dal lavoro o inabili al lavoro e gli individui in altra condizione lavorativa.
Tra i 15-74 anni gli occupati sono il 16,0%, pari a circa 300 mila persone, contro il 49,9% dei residenti in Italia ;i disoccupati sono il 2,9% (circa 54 mila individui) contro il 4,7% nel totale della popolazione in Italia. Tra gli inattivi, che presentano una quota quasi doppia rispetto a quella osservata nell’intera popolazione (81,2% delle persone contro il 45,4%), si rilevano persone che non hanno mai lavorato (13,3% pari a circa 250 mila persone), i ritirati dal lavoro o inabili al lavoro che sono il gruppo più consistente del collettivo (55,3%) e le persone in altra condizione (12,6%).
Le differenze di genere nella partecipazione al mercato del lavoro sono molto marcate: tra gli uomini il 27,0% risulta occupato, contro una quota molto più bassa tra le donne (7,8%). Specularmente la quota di chi non lavora, non cerca lavoro e non ha mai lavorato, tra le donne è molto elevata (21,5%), mentre tra gli uomini è solo del 2,2%.
La gravità delle limitazioni funzionali ha un forte impatto sull’esclusione dal mondo lavorativo. La quota di chi non è mai entrato nel mercato del lavoro è molto più elevata tra le persone con gravi limitazioni funzionali (18,5% contro l’8,8% tra le persone con limitazioni funzionali lievi) senza differenze per età.
Più della metà degli occupati con limitazioni funzionali lavora nel settore pubblico
Tra gli occupati (circa 300 mila individui) ci sono marcate differenze di genere, la gran parte di essi sono uomini (72,0%) e il livello di gravità delle limitazioni funzionali, come prevedibile, ha un forte impatto: solo il 25,3% degli occupati ha limitazioni funzionali gravi. Il contingente meno inserito nel mondo del lavoro è quello delle donne con gravi limitazioni funzionali che ammonta solo al 4,0% del totale degli occupati.
In linea con quanto si osserva sul totale della popolazione8, oltre i tre quarti delle persone con limitazioni funzionali occupate svolgono un lavoro alle dipendenze (76,9%). Tra di essi la percentuale di chi ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato (85,9%) è analoga a quella che si riscontra nel totale dei lavoratori dipendenti in Italia (87,5%). Le persone con limitazioni funzionali in misura più elevata rispetto alla popolazione residente in Italia sono inserite in organizzazioni pubbliche (54,7% contro il 22,8%) e hanno un lavoro a tempo parziale (28,3% contro il 15,2%). Tra coloro che hanno limitazioni funzionali gravi, quasi la totalità lavora come dipendente (91,2%) a fronte del 72,0% che si osserva tra quanti hanno limitazioni funzionali lievi.
Più di un terzo delle persone con limitazioni funzionali occupate ha trovato lavoro attraverso parenti, amici, o conoscenti (36,5%); il 22,9% attraverso un concorso pubblico; l’ 11,5% attraverso contatti avuti dal precedente lavoro, l’11,0% attraverso un Centro pubblico per l’impiego, l’8,1% rispondendo ad annunci, inviando il curriculum o contattando direttamente intermediari. Tra le persone con gravi limitazioni funzionali, il 36,8% ha trovato lavoro attraverso un Centro pubblico per l’impiego a fronte di una quota esigua tra chi ha limitazioni lievi (2,2%).
Circa un quarto degli occupati con limitazioni funzionali (24,4%) riferisce di avere problemi nello svolgimento dell’attività lavorativa, in particolare con riferimento all’orario di lavoro e al tipo di lavoro che svolge, per motivi di salute o per difficoltà funzionali (camminare, vedere, sentire, ecc.), mentre l’11,7% lamenta la mancanza di offerta di modalità di lavoro flessibili (orario, telelavoro, possibilità di svolgere lavori meno faticosi).
Solo il 2,9% delle persone con limitazioni funzionali cerca lavoro
E’ in cerca di occupazione il 2,9% delle persone con limitazioni funzionali di 15-74 anni (circa 54 mila individui), di cui più di un terzo ha limitazioni funzionali gravi (37,6%) e circa due terzi sono donne (64,8%). La metà di quanti cercano occupazione (51,2%) ha già lavorato in passato.
Le persone con limitazioni funzionali in cerca di occupazione nel 2011 hanno iniziato la ricerca da meno di un anno nel 70,6% dei casi, meno di un terzo (29,4%) cerca lavoro da più di 12 mesi.
Circa 69 mila persone non hanno mai cercato lavoro per problemi di salute
Complessivamente le persone di 15-74 anni con limitazioni funzionali che non lavorano, attualmente non cercano lavoro e non hanno mai lavorato sono il 13,3% (circa 250 mila persone), con una netta prevalenza di donne (93%), quasi due terzi (64,4%) hanno gravi limitazioni funzionali e circa un quinto (21,0%) di essi vive da solo.
Tra quanti non hanno mai cercato lavoro neppure in passato (224 mila persone pari all’89,6% delle persone di questo gruppo), il 30,7% (circa 69 mila persone) riferisce che ciò è avvenuto per motivi connessi a problemi di salute. Quasi tutti coloro che non hanno cercato lavoro in passato per motivi legati alla salute hanno attualmente gravi limitazioni funzionali (94,9%, contro il 5,1% di chi ha lievi limitazioni funzionali).
Quasi un milione di persone, soprattutto donne e anziani, hanno difficoltà negli spostamenti
Il diritto alla mobilità, insieme alla accessibilità degli edifici, è un principio sancito a livello europeo ed internazionale. Questo diritto è essenziale per una adeguata inclusione sociale e dovrebbe essere garantito a tutti, anche alle persone che hanno problemi di salute o difficoltà funzionali. Nell’indagine sono state quindi poste agli intervistati delle domande sulla possibilità di spostarsi dalla loro abitazione, con o senza assistenza o ausili, di usare i propri mezzi di trasporto (di proprietà loro o di un familiare), con la frequenza che si desidera e di cui si ha bisogno, di accedere agli edifici nei quali vogliono o hanno necessità di recarsi. A quanti hanno riferito di uscire di casa o di far uso del veicolo meno spesso di quanto vorrebbero, o di avere difficoltà ad accedere agli edifici è stato chiesto che cosa impediva loro di svolgere queste attività. Tra i motivi sono stati inclusi i problemi di salute e le difficoltà nelle aree funzionali, la mancanza di supporti per la mobilità e la mancanza di assistenza da parte di una persona9.
Tra le persone con limitazioni funzionali di 15-87 anni, circa un quarto (25,3% pari a 972 mila persone) dichiara di non uscire di casa tanto spesso quanto vorrebbe per motivi di salute. Si evidenzia uno svantaggio per le persone anziane: il 27,9% contro il 18,2% delle persone fino ai 64 anni. Si rilevano anche differenze di genere a sfavore delle donne, tra le quali la percentuale di quante hanno problemi ad uscire di casa è più elevata rispetto agli uomini della stessa fascia di età, sia per le giovani adulte (23,1% contro il 12,5%) che per le anziane (33,5% contro il 17,5%).
Oltre la metà di quanti dichiarano di non uscire di casa tanto spesso quanto vorrebbero per motivi di salute (circa 500 mila individui pari al 13,0% del collettivo) riferisce che tali difficoltà sono da attribuire anche alla mancanza di assistenza o di supporti per la mobilità. In particolare, tra di essi, il 5,3% (circa 203 mila individui) ha difficoltà ad uscire di casa per mancanza di assistenza da parte di una persona, il 2,2% (circa 85 mila individui) riferisce che le sue difficoltà sono riconducibili alla mancanza di supporti per la mobilità (ascensori, scivoli, servoscala, segnali sonori, percorsi guida per non vedenti, ecc.) e il 5,5%, circa 213 mila individui, lamenta la mancanza di entrambi gli aiuti.
La quota di persone con limitazioni funzionali che riferisce di avere difficoltà solo per fattori ambientali (mancanza di supporti o assistenza) è molto bassa (0,3%).
Tra chi ha gravi limitazioni funzionali la percentuale di chi riferisce difficoltà ad uscire dalla propria abitazione sale al 39,1% contro il 10,5% che si riscontra tra coloro che hanno limitazioni lievi.
Circa 370 mila persone, il 14,1% di quanti riferiscono di avere a disposizione un veicolo, dichiarano di non avere la possibilità di usarlo quanto vorrebbero per motivi di salute. Anche in questo caso si osserva uno svantaggio per le donne anziane (17,9% contro il 10,9% degli uomini della stessa età).
Un milione e mezzo ha difficoltà di accesso agli edifici per mancanza di supporti o assistenza
Molto elevata la quota di quanti riferiscono che, per mancanza di supporti o di assistenza da parte di una persona, hanno difficoltà nell’accedere ad edifici nei quali si recano e ad utilizzarne i servizi (38,4% circa 1 milione 472 mila persone) con un picco del 44,1% tra le donne anziane di 65-87 anni.
Oltre la metà delle persone con gravi limitazioni funzionali riferisce restrizioni nell’accessibilità agli edifici (56,4%); ciò è vero sia nella popolazione giovane-adulta (15-64 anni) che nella popolazione anziana (65-87 anni).
Il tipo di area funzionale compromessa influisce sulle limitazioni nella mobilità. Tra quanti riferiscono difficoltà di tipo sensoriale (vista, udito e parola) si osservano quote più basse di persone che sperimentano limitazioni nell’uscire di casa, o nell’utilizzare il proprio veicolo. Una situazione analoga si osserva anche per le difficoltà incontrate per accedere agli edifici e muoversi all’interno di essi a causa della mancanza di assistenza o supporti.
Difficoltà ad usare internet e a svolgere attività del tempo libero per quasi 1 milione di persone
Per fornire un quadro descrittivo dell’integrazione sociale delle persone con limitazioni funzionali è stato osservato anche il livello di partecipazione in alcuni ambiti rilevanti per la qualità della vita e il benessere dell’individuo, come le attività del tempo libero, i viaggi e l’utilizzo di internet.
Sono state rilevate informazioni sulla presenza di eventuali limitazioni nello svolgimento di attività del tempo libero che comportano l’interazione sociale con altre persone: in particolare sono state considerate le restrizioni alla partecipazione connesse a motivi di salute e a difficoltà nelle attività essenziali della vita quotidiana o funzionali come camminare, vedere, sentire, ecc.
Il tempo libero è una dimensione molto importante del benessere di ciascun individuo ed è quindi rilevante stimare in che misura le persone con limitazioni funzionali abbiano restrizioni nella possibilità di goderne. Attraverso questa indagine sono state rilevate informazioni circa le limitazioni alla fruizione culturale (cinema, teatri, musei, ecc.), alla possibilità di svolgere attività fisica o sportiva e alla partecipazione alla vita religiosa.
Anche la possibilità di effettuare viaggi per vacanza ha un impatto significativo sulla qualità della vita. Per le persone con limitazioni funzionali spostarsi e accedere a luoghi di vacanza presuppone la possibilità di fruire di facilitazioni, talvolta di assistenza e di non essere ostacolati da barriere ambientali o di altro tipo. Per questa ragione sono state studiate le eventuali limitazioni a questo tipo di possibilità che gli intervistati hanno indicato come conseguenza di problemi di salute.
E’ stato inoltre rilevato se le persone con limitazioni funzionali si avvalgano di internet, quale strumento che può consentire loro di comunicare con altri, di informarsi o di svolgere attività di vario tipo (acquisti, studio, ecc) che hanno un impatto significativo sulle relazioni sociali, sull’apprendimento e sulla fruizione culturale.
Come per la mobilità e l’accessibilità, quando i rispondenti hanno riferito di avere restrizioni o difficoltà anche per queste aree di vita è stata richiesto quale fosse il motivo di queste difficoltà. Sono state selezionate le persone che hanno dichiarato di avere difficoltà per motivi di salute o limitazioni funzionali anche in associazione ad altri motivi. Il 45,8% delle persone di 15-87 anni con limitazioni funzionali (pari a 1 milione 526 mila persone) riferisce di avere difficoltà ad effettuare viaggi per vacanza a causa di problemi di salute, mentre più contenute risultano le percentuali di persone che, per gli stessi problemi, hanno avuto limitazioni nell’utilizzo di internet e nello svolgere attività nel tempo libero (rispettivamente 24,6% e 26,5%).
Il 15,7% delle persone con limitazioni (circa 522 mila) riferisce che, oltre ai problemi di salute, anche la mancanza di assistenza da parte di una persona, ostacola la possibilità di fare viaggi, l’11,5%, (circa 441 mila) di svolgere attività del tempo libero e l’8,7% di utilizzare internet quanto vorrebbe (circa 329 mila persone).
Le donne hanno più spesso limitazioni nell’uso di internet e nella partecipazione alle attività del tempo libero
Complessivamente non si osservano differenze di età per nessuno degli indicatori considerati tranne che per le difficoltà ad effettuare viaggi, più frequente tra i molto anziani di 75-87 anni (54,5%).
Si evidenziano invece differenze di genere. Le donne anziane risultano svantaggiate rispetto agli uomini per tutte e tre le dimensioni del tempo libero considerate: la quota di esse che ha limitazioni per motivi di salute è sempre superiore a quella degli uomini sia tra i 65-74 anni che tra le molto anziane (75-87 anni).
Il livello di gravità delle limitazioni funzionali ha, come prevedibile, un forte impatto sulle restrizioni nelle attività considerate. Tra le persone con gravi limitazioni funzionali la percentuale di coloro che hanno difficoltà, per motivi di salute, ad utilizzare internet è pari al 36,3%, una percentuale di oltre tre volte quella osservata tra le persone con lievi limitazioni funzionali (11,9%). Uno stacco rilevante si osserva anche per le limitazioni nel tempo libero (34,5% di quanti hanno limitazioni funzionali gravi contro il 17,9% di coloro che hanno limitazioni funzionali lievi) e nel viaggiare (rispettivamente il 61,9% e il 32,3%).
Osservando le restrizioni alla partecipazione nelle attività del tempo libero per tipo di area funzionale compromessa, si evidenzia una situazione di svantaggio nella possibilità di viaggiare tra chi ha difficoltà nel movimento (56,2%) e problemi di autonomia nelle attività della vita quotidiana (56,1%) rispetto a quanti hanno limitazioni di tipo sensoriale (46,0%).
Per la popolazione giovane e adulta al di sotto dei 65 anni lo svantaggio non si evidenzia solo nella possibilità di viaggiare ma anche nel fruire di attività del tempo libero. Ha restrizioni in quest’ultime attività chi ha problemi motori nel 35,1% dei casi, nel 31,7% dei casi chi ha una riduzione di autonomia nella vita quotidiana ed è invece molto più bassa la percentuale tra quanti hanno problemi di vista, udito o parola (19,9%).
Le persone con limitazioni funzionali che hanno un basso titolo di studio riferiscono più frequentemente difficoltà ad utilizzare internet e fare viaggi per problemi di salute (Tav. 12).
Ha difficoltà ad usare internet il 36,7% delle persone di 15-64 anni che hanno conseguito la licenza elementare o non hanno alcun titolo di studio, contro il 18,4% tra quanti hanno almeno un diploma di scuola media superiore e il 20,7% di chi ha la licenza di scuola media inferiore. Sempre tra i non anziani con limitazioni funzionali, ha problemi di salute che limitano la possibilità di viaggiare il 52,2% delle persone che al massimo ha conseguito la licenza elementare, mentre la quota è molto più bassa tra quanti hanno titoli di studio più elevati (laurea o il diploma il 27,6%, licenza media il 28,8%).
Tra le persone anziane di 65-87 anni si osserva un lieve svantaggio nell’uso di internet dei meno istruiti rispetto alle persone con laurea o diploma mentre lo scarto è più pronunciato per quanto riguarda la possibilità di fare viaggi: riferisce limitazioni nei viaggi per problemi di salute il 54,6% di chi ha la licenza elementare a fronte del 35,5% tra chi ha la licenza media e del 43,0% che si osserva tra chi ha un titolo di studio più alto.
Solo per gli anziani la scarsa disponibilità di risorse economiche è associata ad una maggiore presenza di restrizioni nel tempo libero, nell’uso di internet e nei viaggi. La quota di coloro che hanno restrizioni ad utilizzare internet e a partecipare ad attività del tempo libero è circa il 30% mentre tra gli anziani che godono di una posizione economica soddisfacente la quota di quanti riferiscono queste difficoltà è circa il 20%. Per quanto riguarda la possibilità di effettuare viaggi per motivi di vacanza, riferisce di avere limitazioni il 58,6% degli anziani che hanno cattive condizioni economiche contro il 42,7% di chi dichiara di disporre di risorse economiche ottime o adeguate.
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